La Fera ti li cumitàti (La Fiera degli oggetti in terracotta)
Nel periodo della Quaresima ricorre la festa di San Giuseppe patriarca. A Nardò si festeggia con «lu paniere» (luminarie, ecc.) e con una fiera di diversificata natura.
Nel passato, oltre a «lu paniere», si svolgeva una fiera esclusivamente dedicata a «li cumitati» («Fera ti li cumitati»).
Le massaie aspettavano tale occasione per far provviste di piatti, di recipienti di vario uso, di «cantari» (vasi da notte), ecc.
I ragazzi, dal loro canto, acquistavano campanelli, fischietti e «cantari» in piccolo formato come oggetti di scherzo.
La taula ti San Gisèppu (La tavolata di San Giuseppe)
Nel passato, sempre nel giorno di San Giuseppe patriarca, vi era l’usanza della tavolata». Questa consisteva nel pranzo, prelibato e abbondante, offerto e servito da una famiglia patrizia nella propria abitazione a favore di una famiglia povera.
Si realizzava, così, un atto di carità da famiglia a famiglia, riproponendosi l’atmosfera sacra della Santa Famiglia.
Il giorno seguente all’ultimo di Carnevale inizia la Quaresima: dalla gioia si passa alla penitenza!
"Carniàle mia chinu ti mbroghe, osce maccarruni e crai fogghe".
"È scurutu carniàle, cu purpette e maccarruni,
mo ndi tocca l’acqua e sale cu quattru o cinque lampasciuni".
Un tempo diffusa era la rappresentazione della «Caremma» in un pupazzo femminile di grandezza variabile, fino a dimensioni umane. Era una donna dalle sembianze bruttissime, magrissima, con veste nera e con fazzoletto nero calato sugli occhi, intenta a filare con un fuso legato alla conocchia.
Veniva esposta in pubblico sulle strade: ve n’era una quasi in ogni crocevia, appesa al braccio di un lampione o ad una canna sporgente, quale monito di penitenza da esercitarsi in vari modi, come i digiuni e altre privazione e l’uso di cilici.
Essendo sette le settimane toccate dalla Quaresima, la «Caremma» portava infilato in un braccio sette taralli, di cui uno a settimana veniva tolto, simboleggiando che un tarallo sarebbe dovuto essere il pasto settimanale in segno di digiuno e di astinenza:
"Caremma musi torta, ti mangiasti casu e ricotta
a me no’ mi ndi tiesti, brutta femmina ca fuesti".
In attesa della nona edizione prevista per Sabato 1 e Domenica 2 Agosto 2015, facciamo un tuffo nella scorsa edizione con il promo tratto dal video ufficiale della Cavalcata Storica e Fiera dell'Incoronata 2014!!!
Nardò da sempre è stato centro e fulcro di grandi tradizioni popolari. Purtroppo al giorno d'oggi si rischia, troppo spesso, di vedere definitivamente scolorita e dimenticata la nostra cultura e la nostra storia.
Proprio per evitare questo gli Amici Museo Porta Falsa hanno ideato e riportato in vita un pezzo di storia della Nardò che ci ha preceduto. LA CAVALCATA STORICA E FIERA DELL'INCORONATA. Si tratta di una rievocazione storica con personaggi in costume, di quanto avveniva realmente nel tessuto urbano Neretino già a partire del 1397. Per la gestione della fiera dell'Incoronata da parte del vescovo veniva investito un canonico come Magister Nundinarum o Mastro Mercato, la cui giurisdizione aveva la durata di nove giorni consecutivi, a partire dal primo sabato di Agosto, e riguardava qualsiasi attività cittadina sia civile che religiosa. Il primo elemento storico è dato dal privilegio concesso da re Ludovico nel 1397, relativo, appunto, alla gestione e alle modalità della FIERA. Pur essendoci documentazione dal 1509 al 1787, per avere un idea organica bisogna rifarsi alla visita pastorale del Vescovo Antonio Sanfelice (1708-1736). In questa è riportata integralmente una lettera-relazione, scritta nel 1638 dal Canonico Cosimo Mega al Vescovo Fabio Chigi (1635-1652) allora vescovo di Nardò non in sede e futuro Papa Alessandro VII.